12 MaggioSta per essere pubblicato il terzo numero del giornalino “PARLO” che concluderà anche quest’anno scolastico e anche stavolta la redazione mi ha chiesto di scrivere una mia riflessione riguardo all’'argomento
“LE AFFETTIVITA’”. Ecco cosa ne è venuto fuori.Nella nostra vita utilizziamo spesso la parola "amore" in circostanze e modi diversi ed indirizzata a persone diverse: dalla propria madre, ai figli, agli amici Tutti rapporti differenti nei quali nutriamo un forte sentimento di trasporto per ognuna di queste figure a noi care.
Il percorso di strutturazione di questi affetti inizia dalla nascita e si conclude con la maturità. Inizialmente essi sono orientati verso figure familiari, come la madre, il padre, i fratelli. Crescendo si diventa in grado di orientare se stessi verso altre figure esterne, su cui si esercita con crescente autonomia i propri sentimenti.
Personalmente ritengo che la scuola abbia un ruolo fondamentale nella guida di questo processo costruttivo dei ragazzi e nella loro formazione emotiva e caratteriale.
Per molto tempo, e forse ancora adesso, si è pensato che i bambini ed i ragazzi andassero a scuola solo con la testa e con il solo scopo di apprendere delle nozioni.
Spesso si considera l'alunno come un essere puramente razionale, bisognoso di mere conoscenze matematiche, storiche, linguistiche e di nuove strategie o tecniche per imparare a ragionare meccanicamente. Ma, a volte, e nella scuola soprattutto, non si deve commettere l'errore di separare la razionalità dall'emozionalità. Gli adolescenti, in particolare, attraversano una fase di riorganizzazione e di mutamento non solo fisica, ma anche psicologica ed emozionale.
Per questo motivo è necessario l'aiuto e il supporto di persone mature che li aiutino ad attraversare questo turbinio di sensazioni, anche contrastanti tra loro, nel modo più sereno possibile.
I ragazzi hanno bisogno di capirsi per amare se stessi, solo in questo modo potranno imparare ad amare gli altri. E' opportuno, dunque, che gli insegnanti comincino ad educare all'affettività e che comprendano di non dover lavorare con dei computer ma con corpi che hanno testa e cuore.
Stefano Leone - BLOG